Moskovskie zapiski 2: la nostra marcia

Primo vero giorno moscovita. Il problema di trovarsi in una città così grande è avere l'imbarazzo della scelta sui luoghi da visitare. Il tempo, indeciso pure lui, non aiuta sicuramente la mia già ardua scelta. La cosa facile e sicura su cui puntare è sicuramente un tratto peculiare di Mosca e della Russia: visita alla salma di Lenin. In ogni città del mondo ci sono chiese e musei. Vladimir Il'ic Ul'janov è solo qui. La coda, eccezion fatta per alcuni spagnoli, si compone esclusivamente di Russi. Non è male girare per Mosca solo con un golfino e una giacca leggera e, nonostante il tempo grigio, rende le code meno pesanti. Il giro del mausoleo è rapido, sotto gli occhi vigili della sorveglianza russa, che, ammetto, incute un certo timore, e non rende necessario alcun "быстро!", "veloce", già abbiamo capito l'antifona . Il corpo è conservato benissimo, sembra uscito dal museo delle cere e sembra quasi ancora vivo (anche se le luci nella tomba fanno la loro parte).

All'uscita inizia a piovere all'improvviso: la mia geniale idea è quella di riparare verso il G.U.M., il grande centro commerciale in piazza. Ovviamente è la stessa idea che hanno tutti, all'incirca, che in quel momento si trovano in piazza. Compreso lo scompostissimo gruppo spagnolo. 
Ovunque vada, trovo metal detector e guardie più o meno simpatiche. Come nel caso della poliziotta della Gallleria Tret'jakov, che ho designato come mia meta seguente: il fatto di parlare un po' russo mi ha aiutata poco, vista la velocità con cui mi si è rivolta, e l'impossibilità apparente di ripetere più lentamente la sua incitazione. Ma tant'è. 

Una cosa che ho notato è che qui quasi nessuno (a eccezione di un paio di cassiere) mi si rivolge in inglese. Questo nonostante la mia faccia da turista e anche  dopo aver cercato di spiaccicare un po' di zoppicante russo. I miei timori di non parlare abbastanza russo si sono rivelati infondati. L'inglese sarà limitato al corso, immagino. 

La galleria Tret'jakov (le gallerie) sono un gioiello inaspettato. Alle prime sale del complesso originario (è stato creato uno spazio apposito per le opere del 900, che non potevano essere esposte alla galleria ceтtrale per mancanza di spazio) vi sono alcune opere davvero orrende, motivo per cui ho pensato che la galleria in sè fosse da sbolognare in pochi minuti. Ma mi sono dovuta ricredere dopo la quinta sala. Molte le scoperte fatte, un susseguirsi di capolavori incredibili. La seconda galleria è meno ricca, ma una mostra su un artista prima sconosciuto, Geliy Korzhev, vale tutto il biglietto.

E poi si parte a piede libero. Un po' sottovalutando, devo ammetterlo, le distanze moscovite. I miei piani di provare ad arrivare all'edificio dell'Università di stato sono smorzati dalla consapevolezza che va bene tutto, ma c'è anche la strada di ritorno. Vago sulla Moscova, per Park Gorkovo per ore. Gelatai ovunque, skateboard e, soprattutto, un  numero insolito di monocicli. E, immancabilmente, l'orso che saluta. I miei peregrinaggi mi riportano a casa dopo circa 7 ore di camminata e alcune di sosta, altre di visita ai musei. Passando per un simpatico Boulevard intitolato a Gogol', ma uno dei cui lati è tappezzato da foto di propaganda per l'esercito russo. Mai una smentita.
La sera dedicata agli assaggi di Cabernet, e di un dolce meraviglioso di cui non ricordo il nome ma che sicuramente dovrò ritrovare in quanto molto vicino alla perfezione. E la compagnia di una simpatica ragazza ucraina, che decide che dovrò essere io ad ordinare per dare una spinta al mio russo. La soddisfazione è riuscirci, anche se in modo talmente goffo che Pippo stesso non avrebbe potuto fare meglio.  E domani inizia il corso!

Наш марш

Бейте в площади бунтов топот!

Выше, гордых голов гряда!
Мы разливом второго потопа 
перемоем миров города

Дней бык пег.

Медленна лет арба.
Наш бог бег.
Сердце наш барабан.

Есть ли наших золот небесней?

10 Нас ли сжалит пули оса?
Наше оружие - наши песни.
 Наше золото - звенящие голоса.

Зеленью ляг, луг,

выстели дно дням.
Радуга, дай дуг
лет быстролётным коням.

Видите, скушно звезд небу!

Без него наши песни вьем.
Эй, Большая Медведица! требуй,
20 чтоб на небо нас взяли живьем.

Радости пей! Пой!

В жилах весна разлита.
Сердце, бей бой!
Грудь наша - медь литавр. 

OUR MARCH
Beat the squares with the tramp of rebels!
Higher, rangers of haughty heads!
We'll wash the world with a second deluge, 
Now’s the hour whose coming it dreads.
Too slow, the wagon of years,
The oxen of days — too glum.
Our god is the god of speed,
Our heart — our battle drum.
Is there a gold diviner than ours/
What wasp of a bullet us can sting?
Songs are our weapons, our power of powers,
Our gold — our voices — just hear us sing!
Meadow, lie green on the earth!
With silk our days for us line!
Rainbow, give color and girth
To the fleet-foot steeds of time.
The heavens grudge us their starry glamour.
Bah! Without it our songs can thrive.
Hey there, Ursus Major, clamour
For us to be taken to heaven alive!
Sing, of delight drink deep,
Drain spring by cups, not by thimbles.
Heart step up your beat!
Our breasts be the brass of cymbals.



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