Le géant aux paradoxes

Al mondo vi sono alcuni luoghi permeati da una sorta di aura mistica, a cui noi stessi attribuiamo un valore particolare, che è solo nostro e che è difficile comprendere dall'esterno. Mosca è per me una di quei posti: una tappa, un obiettivo, una prova da superare. Mi ci reco per la seconda volta, in questo caso solo per la mezza giornata in cui dovrò attendere il volo che mi porterà verso la destinazione finale, Cheboksary.
Un passaggio simbolico, verso orizzonti inesplorati (mai arrivata tanto ad est, per fare un esempio) — un po’ di agitazione, un po’ di straniamento: sono in un mondo piuttosto diverso da quello che conosco, nel bene e nel male. Le strade moscovite mi sorprendono sempre; quella che è la circonvallazione interna è un vialone da 7 corsie per parte — traffico intenso, come anche l’odore forte che rilascia questo concerto di marmitte, spesso veri e propri pezzi di antiquariato.





Una città caotica, dagli sfondi grigi su cui però risaltano edifici color pastello e, in alto, su cui svettano le cupole dorate delle chiese.
Mosca è proprio un géant aux paradoxes: qui si mescolano ecomostri ed architetture antiche e neoclassiche che sembrano delle bomboniere.



Insomma, il tempo a Mosca non è molto ma basta per:


  • cercare il fantomatico Kolumb Hostel per oltre mezz’ora (chiedete sempre prima come si entra perché potrebbe non essere segnalato in alcun modo e solo il caso vi porterebbe a trovarlo davvero dopo diversi intrufolamenti in edifici con rischio di accuse di violazione della proprietà privata),
  • sentire nell’aria il meraviglioso hohohohoho di questo signore



voltarsi, e scoprire con meraviglia giovane manovalanza russa che fanno le corse con i carrelli per il materiale del Muzej Moskvi. 

  • Visitare il suddetto museo, sottovalutato ma che invece contiene diverse mostre interessanti: da un’immersione in epoca krusheviana, tra poster della grande sfida cosmonautica a i primi esperimenti di musica elettronica Made in Russia si passa ad oggetti di arte moderna come le innovative tele di Semjon Favilovich che, mischiando stampa e pittura ad olio, ritrae la Sua Mosca, quella dei passanti e dei vinti,naufraghi nel mondo della vita e dell’alcol.



  • Visitare il Museo Nazionale di Tolstoj. Ora, so che potrebbe non essere carino, addirittura blasfemo per qualcuno, ma questo leoncino da Giovine era proprio un bel bocconcino. Altro che le solite pose geriatriche: sex symbol di tutte le Russie subito! 



Se il soggiorno-lampo moscovita non è iniziato nel migliore dei modi, si è rivelato molto piacevole (Kefir scaduto gentilmente offerto dalla ragazza dell'ostello a parte). And now signore e signori, si va a Cheboksary!

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