Pandori Pandemici (forse era meglio il Panetun)


Come ogni anno, è il momento di tirare le somme di quello che è stato, e ponderare sui buoni propositi per quello che verrà (molti dei quali rimarranno non terminati, lasciati a mezz'aria, forse per essere ripresi più avanti, forse per andare persi per sempre).

Questo Capodanno pero' ha un sapore diverso, più amaro del solito (tutta la pannacotta e caramello del modo non bastano per cancellarlo), e quello che è una sorta di tradizione o convenzione per lasciarsi dietro il passato assume un significato particolare, e la voglia di vita, aria e movimento sono viscerali.

È strano pensare a quello che è successo, guardare indietro a tutti quei mesi passati in una bolla in cui la percezione del tempo è impazzita, dove abbiamo dovuto adattarci a vite molto più sedentarie e confinate, e all'infinito tempo passato davanti a uno schermo, finestra sul mondo che non potevamo raggiungere. 

Ma è appunto questa spinta all'adattamento che ha nutrito in tanti casi la creatività di persone che hanno saputo superare gli ostacoli e reinventare un po' il proprio mondo, chi per necessità lavorative o mentali.
È forse in queste piccole vittorie che si possono trovare semi utili per andare avanti?

La voglia di lasciarci quest'anno alle spalle è forte, forse però non è tutto da buttare, anzi, ora più che mai dovremmo riuscire a guardare indietro e vedere quanto di buono siamo riusciti a fare in questa situazione bislacca.

Allora immagazziniamo la tenacia che abbiamo tirato fuori imparando a fare il pane con lievito madre, la soddisfazione del primo sgangherato calzino fatto a maglia, la delizia del troppo rum versato in un cocktail, lo stupore nell'immergersi in un nuovo romanzo che aveva passato estati e inverni sul comodino in attesa di essere sfogliato, la confusione delle frasi poco pratiche su Duolingo, e via dicendo. 

Non lasciamo indietro la creatività, la voglia di imparare qualcosa di nuovo e di esplorare il mondo, che sia attraverso internet, un libro o un boccone succulento. 

A questo 2020, personalmente, devo molto. Per i colpi bassi che la situazione ha riservato, ho avuto sempre chi mi è stato vicino (anche se a distanza), chi ha sopportato repentini cambi di umore, e forse per la prima volta nella mia vita ho imparato a chiedere aiuto quando ne ho avuto bisogno. 

Durante i mesi in casa ho avuto la fortuna di vivere in un posto dove avevo accesso al cielo aperto, ai boschi, ai fiumi e i canali in sicurezza, e per la mente questo è stato essenziale. 

Ho superato due esami, imparato a condurre degustazioni, ritrovato lo spazio per la lettura e l' entusiasmo per progetti che avevo accantonato. 

Forse, più di ogni altra cosa, il dono e maledizione del 2020 è stata la riscoperta dei legami, quelli forti e viscerali, che non possono essere tagliati dalla distanza o dal tempo, e per cui non posso che essere grata fino al midollo. 

Ed anche se non ho raggiunto tutti gli obiettivi che prefissati per i mesi di lockdown, il proposito per gli anni a venire è di poter riuscire a mantenere la stessa voglia di rimettersi in gioco, cambiare le carte in tavola, esplorare nuovi inaspettati orizzonti (i cui testimonial sono al momento un set da uncinetto e una scacchiera). 

Allora auguri per tutto, per il futuro, il passato e soprattutto per il presente. 






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