Il mio nome è Inver-nessuno
Guardare fuori ed avere un giardino verde, il cigliegio che spero di veder fiorire, il vento che scompiglia le chiome di alberi di mille specie diverse (non tutte nel nostro giardino però, altrimenti sarebbe più che altro un rave vegetale).
Inverness è una città bizzarra, incastonata tra una bellezza medievale, le braccia di verde foresta che la cingono ad ogni lato e che ne attraversano il cuore, e il cemento dell'industria, grigio palpitante nei suoi dintorni.
La strada per raggiungere la redazione lascia il mio olfatto di ciclista sgangherata confuso: uscendo da casa, la frescura delle piante, che respiro a pieni polmoni, avida di ossigeno. Poi viene la parte delle macchine, dei gas di scarico sulla strada principale che è il collegamento ad un'autostrada ma che, in Scozia, ha una dimensione ben relativa. A seguire un intenso aroma di legna, tronchi mozzati che sprigionano quella forte brezza di bosco, ed un attimo pare di essere in un bosco fitto e senza fia d'uscita. Ma questa è, alla fine, solo una zaffata momentanea: arriva poi il salmastro, potente, le urla dei gabbiani, quell'alito che sa di nuovi orizzonti e di libertà. E di pasta troppo salata.
Visione portuale, la Black Isle, l'Isola Nera, incastonata da scura vegetazione ed impronunciabili località gaeliche di origine Picta - trasuda storia, la vista sulle terre alte che si perdono magnifiche all'orizzonte.
Tra tutto ciò, scorre placido il fiume Ness, e da il ritmo a una città dove due o tre angoli sono fitti di turisti, ed il resto è lasciato ad un moderato via vai locale, da paese quasi, più che da città.
Si intrufola con i canali attorno all'isola centrale.
Parte un brivido lungo la schiena ogni volta che penso che per uno scherzo del destino mi sono ritrovata in un luogo tanto spettacolare. Quanti sognano la Scozia, la libertà, la voglia di correre in mezzo alla foresta e trovarsi fuori dal tempo e dallo spazio.
Qui ne ho l'opportunità dietro l'angolo, e mi ritrovo nuovamente con l'affanno di chi vuole raggiungere ogni felce, ogni scorcio di questo paradiso in terra.
Ceud mìle fàilte - benvenuta, mi sento sussurrare. Ed alzo il calice alla nuova dimora.

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