Viaggio o pigliatutto? (Piccolo sfogo domenicale)



Nuovo millennio, nuova era per i nostri eroi dell'emisfero benestante del pianeta: viaggiare oggi si può, più o meno ovunque, più o meno tutti, con frequenze da capogiro. Che si chiami globalizzazione, fortuna o Herbert, questo nuovo modus vivendi è entrato nelle nostre vite di tutti i giorni, rendendo le persone sempre più dedite a viaggi ovunque e comunque. 
Una meraviglia del nostro tempo, destinata ad aumentare esponenzialmente con il passare degli anni. D'altra parte però...come si viaggia oggi? 

Sempre più spesso appaiono sui social liste cliccatissime dei luoghi da visitare assolutamente, i veri must, da vedere almeno una volta nella vita. Spopolano le cartine gratta e vinci. Viaggi doppi, tripli, multipli, alla velocità della luce che fanno recuperare terreno nella classifica. 
Ed è questo che un poco mi disturba del prototipo del viaggiatore moderno: scattante, agile, ma con grandi deficit di attenzione. Ma, sopratutto, con una goccia di troppo di senso della competizione. 

Non me ne vogliate, amici viaggiatori, per questa riflessione: mi includo a titolo completo in questa categoria, anche se un poco, devo ammetterlo, me ne rammarico. 

Il problema si trova nel fatto che, come ogni altra cosa, il centro focale, la motivazione del viaggio è diventata sempre più un fatto di cifre: cerchiamo di visitare quanti più luoghi possibile, anche se in ciascuno di essi trascorriamo pochi giorni, poche ore, per poi poter avere quel timbro, quella cartolina a riprova dell'impresa o, semplicemente, per poter dire: "Sono stato qui". Come quando, da piccoli, dovevamo raccogliere il maggior numero possibile di Pokemon. Gotta catch 'em all

Visitare altri paesi, città, continenti, regioni, è sempre un piacere per gli occhi, le papille e per tutti i sensi in generale. Se il viaggio diventa però un'esperienza fatta per il puro gusto di raccontarlo, per aggiungere una tacca alla cintura, senza addentrarsi nel mondo che si va a vedere (cosa che può valere per l'Estremo Oriente, Zanzibar e Busto Arsizio al tempo stesso) si perde in gran parte il significato primo del viaggio. 

In molte sfere della vita, a partire dall'alimentazione, stiamo sperimentando una sorta di inversione di tendenza: si torna a parlare di qualità, che è in primo luogo la qualità della vita. Tua e degli altri. Per questo sarebbe bello si tornasse a girare il mondo senza dare per scontati tutti i panorami, le spezie, i profumi, le persone che si incrociano. Che ognuna di esse sia per noi una gemma preziosa nel nostro bagaglio a mano invisibile, che però dovrebbe essere fondo come la borsa di Mary Poppins. 
Altrimenti non ci starà il trespolo per il pappagallo ma solo un richiamo per uccelli. Probabilmente, mal funzionante. 

Commenti

Post più popolari